Diario del 21 maggio 2022
Quinta Tappa
400 km, 8:00 ore in moto
Mi sveglio presto e sistemo i bagagli. Alessandra prepara il caffè e la colazione ‹‹non azzardarti a metterti per strada senza mangiare!›› mi dice premurosa. Bevo il caffè, mangio dei pancake ultracalorici e scendo verso la moto.
La strada
Sembra fresco ma di lì a poco il caldo sarebbe esploso di nuovo. Inizio lungo la Cassia e dopo poco mi ritrovo di nuovo a Viterbo, nello stesso bar, dove Federica fa la pasticciera, in cui mi ero fermato a far colazione il giorno prima. Saluto, faccio benzina e riparto. Lungo la strada trovo un motociclista che mi affianca e mi chiede dove andassi, eravamo entrambi diretti verso Tuscania ma lui si fermava lì. Facciamo un po’ di curve insieme, fra i boschi, poi ci salutiamo. Nel frattempo, arriva la chiamata di Mirko.
‹‹Guido dove cazzo stai andando?! Fermati, fra 10 minuti sono da te!›› Il tempo di una sigaretta e Mirko arriva! Lo seguo in sella alla sua FB6 rosso fuoco fra le strade che circondano il lago di Bolsena, svalichiamo in Toscana e dopo qualche chilometro ci fermiamo. Mirko torna a Viterbo ed io proseguo. L’ospitalità viterbese è stata spettacolare e non riesco a togliermi dalla testa la giornata passata ma la strada è ancora lunga, altre 6 ore fra curve pazzesche e sterrati mi attendono.
Decido di passare da Bagno Vignoni come consigliato da Mirko, Federica e Remo, salgo e scendo lungo la via francigena cercando le terme, una volta arrivato riesco solo a bere un po’ d’acqua e a fare una pausa all’ombra, poi riparto. Da lì in poi soltanto tornanti e piccolissimi paesi. Lungo la strada trovo una marea di motociclisti: è sabato e sono tutti in giro fra le curve della Toscana.
La mia moto ha qualcosa che non sta andando, trema tutta superati i 5000 giri, la prendo con calma e la controllerò una volta arrivato al podere.
Lungo la strada trovo di tutto: una gara podistica, una di ciclismo ed un raduno di motociclisti.
Dopo 5 ore di tornanti la schiena è distrutta ed ancora mancano 2 ore all’arrivo. Mi fermo a prendere qualcosa da bene in un bar di Rufina. Sono tutti lì a guardare la gara di superbike. Mi siedo e cerco di rilassarmi un po’ per riprendere la strada.
Monto in sella e continuo pian piano a macinare chilometri: un paesaggio mozzafiato dietro l’altro, ma non posso fermarmi. Il caldo continua a picchiare non appena entro nei paesini lungo la via. Apro la giacca e boccheggio, mi fermo a bere l’acqua che ha un sapore sempre peggiore in quella borraccia sotto al sole cocente.
Passo da una pista da cross, so di essere vicino. Il navigatore segna meno di 30 minuti al podere. Riaccendo la videocamera, non voglio perdermi quella strada tortuosa che risale ripida la montagna.
D’un tratto il navigatore impazzisce, ritorna a 40 minuti, faccio inversione, poi di nuovo, non trovo la strada. Ad un certo punto un piccolo ponticello esattamente sotto il cartello di confine fra Toscana ed Emilia-Romagna segna “strada privata”. Sono quasi certo sia quella. La imbocco e la riconosco dopo pochi metri.
Il Podere, la festa, la stanchezza
La salita s’inerpica fra stretti tornanti ed asfalto fatiscente fra i boschi, a picco sulla valle sottostante. Gli alberi giocano fra buio e luce, a tratti ti avvolgono ed a tratti si aprono su viste spettacolari. Dopo pochi minuti di fatica arrivo in cima. Vedo Pallino, il cavallo del podere, che come sempre fissa la porta dove oggi manca Gilbert, l’uomo che la prima volta mi ha accolto al podere.
Proseguo verso il casale di Cece. Sono tutti lì: è festa!
‹‹Stay Aliva!›› grida Tisu e Cece corre verso di me. Non ci vediamo dallo scorso anno ma ogni volta mi sembra di tornare a casa. Subito mi mostrano il campo di lavanda, piantata insieme l’anno scorso, che cresce sul versante della collina, il nuovo furgone per il lavoro. Così tiro fuori le bottiglie di Cataldino (d’un rosa tenue ma dal grande carattere, fresco e sapido con un calore alcolico che non mi aspettavo) e di Mistione (l’esatto opposto, un vino carichissimo nel colore che scende leggero, morbido e fresco) che mi hanno regalato Cataldi Madonna ed il Vinco. Le faccio assaggiare a tutti mentre racconto storie, aneddoti ed esperienze in quelle cantine e nei dintorni.
È il compleanno di Lucia, la ragazza di Cesare e si festeggia il primo imbottigliamento de “Il Pellegrino”, un vino spettacolare che viene da vigne dai 40 ai 90 anni. Il podere ha una storia secolare e Cesare coinvolge tutti i suoi amici per dare nuova linfa al luogo che l’ha visto crescere. Dopo saluti e racconti mi chiedono di commentare il vino: è d’un colore rosso rubino intenso e profondo con dei riflessi purpurei che fanno subito intendere l’esplosività che si ritrova al naso ed in bocca. More, gelso e ciliegia arrivano subito al naso per poi lasciare una leggera coda di edera e cannella. In bocca è potente ma morbido, fresco e tannico ma di facile beva. Il calore dell’alcol arriva dopo. Quando ormai è troppo tardi!
Mi cambio e mi metto comodo a mangiare e parlare con loro. Inizia a tramontare e dentro si comincia a preparare la brace.
Tanta carne, tanto vino e tante feste. Vedo gli amici della mia casa in Mascarella, a Bologna. Troppe emozioni, così crollo sul divano mentre gli altri finiscono di cenare. Mi sveglio il mattino dopo.
Guido Oliva è un vecchio ragazzo, laureato in Scienze Politiche, con due master alle spalle (Euro-Progettazione e Finanza Agevolata),
un passato nel Roller Derby ed un futuro da Sommelier. Alla ricerca di una svolta da dare alla sua vita, ha deciso di tracciarla su una mappa.
Solitalia è un viaggio su due ruote, in solitaria, alla ricerca delle cantine e dei vitigni più interessanti d’Italia.
Un road-trip alla scoperta dei sapori della Penisola, tra borghi incantati, curve infinite e vigneti nascosti.
Venti giorni, venti località italiane, una moto, una tenda e uno zaino. Un diario di viaggio condiviso attraverso il quale ripercorrere le tappe e i luoghi per scoprire i volti e le storie della lunga tradizione enogastronomica d’Italia.
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