Iridi Inglesi

di Antonella Buttazzo

Un sole accecante, che contrasta l’aria frizzante autunnale.
Parigi, 1930.
Il vento accarezza, lieve, la Senna.
Tra i vicoli di Montparnasse, risuonano fragorosamente le corse e le risate di ragazzini, inseguiti da un omone sporco di farina, la quale, sembra risaltare il rossore affannoso del malcapitato fornaio del 14o arrondissement. Tra l’odore di croissants e di baguettes appena sfornati, si dimena minacciosamente, con un mattarello, per poi rientrare, sconfitto, nella sua bottega. Per strada, in una pozzanghera, un giornale ingiallito, lascia intravedere il suo titolone, impresso in prima pagina: “Les années folles de la ville Lumière”.
Improvvisamente, una scarpa nera gli si poggia sopra. Nera, come l’anima che le appartiene, come l’idea che le è stata regalata alla nascita, da 28 anni a questa parte, come il suo nome, Claire. Gambe longilinee, che riempiono un pantalone tortora, a vita alta, che le cinge la silhouette, magra e poco slanciata.
Una camicia bianca di seta, un po’ larga, come piace a lei, che non lascia spazio alla fantasia primordiale maliziosa insita nella natura umana.
Un colletto in pizzo di chiffon, sottolinea il collo, sottile. Tra le labbra carnose, baciate dal carminio, una sigaretta accesa, che sfumandosi si confonde tra le lentiggini e due smeraldi, i suoi iridi, che sembrano specchiare il verde degli alberi i riflessi nella Senna in un’assolata giornata estiva.
I suoi occhi si rivolgono verso una porta. La sua meta.
Prima di entrare, si sistema il suo peccato, la sua vergogna, i suoi lunghi e ricci capelli fulvi, riflessi con lei sul vetro della pâtisserie accanto, tra i macarons colorati. Un ultimo sguardo prima di varcare la soglia.
Qualcosa non quadra.
Il tempo si ferma.
Solo il suo cuore sembra non seguire le regole del vecchio Chronos, anzi, si rifiuta battendo così forte che sembra impazzito. Di fronte a lei una figura, dall’altra parte del vetro, intenta ad ammirarsi in un lungo abito azzurro. Volteggia su se stessa, sorride, incoraggiata da giovani uomini in giacche scure, seduti, che applaudiscono e ridono, forse in preda all’assenzio che trabocca dalle stoviglie sul tavolo. 
Si volta all’improvviso e guarda Claire, dall’altra parte del vetro, imbarazzata. 
Si siede, ricomponendosi.
Claire ricambia lo sguardo, tra una nuvola di fumo e un sorriso di cortesia.
La osserva e ne coglie ogni minimo particolare, scrutandola: i lunghi boccoli biondo cenere che scendono sulle spalle larghe, i grandi occhi cerulei che illuminano il viso rotondo e quel neo, vicino alla bocca rosea, colma di innocenza.
Un’innocenza che Claire non conosce e che farebbe di tutto pur di sporcargliela con il suo rossetto rosso. Sophie. Questo è il suo nome.
O almeno, sembrerebbe.
Il fazzoletto di raso ricamato riporta questo nome.
Un fazzoletto che Claire ha raccolto, dopo aver visto il suo cuore andar via assieme a quell’angelo azzurro per le vie di Montparnasse.
Ora il suo nuovo peccato ha un nome e un volto.
Il volto che il suo cuore ha deciso di inseguire. Rapito.

Antonella Buttazzo  
Classe 1994.
Laureata in Storia dell’arte con il massimo dei voti presso l’Università del Salento, coltiva la passione della scrittura sin da bambina.
Questa la porta a scrivere e a collaborare per diversi blog, testate giornalistiche e programmi di tv locali.