Breve monologo vuoto

di Chiara Spalluto

Non sono brava con gli inizi, trovare le parole per cominciare a scrivere è una ricerca meticolosa che si traduce dapprima in entusiasmo e grandi aspettative e che in seconda battuta sfocia in una sensazione di. Di? Insomma, non lo so. È esattamente quello che sto cercando di dire. I miei temi scolastici si aprivano con le conclusioni e spesso è l’ultima frase di un libro che mi convince ad acquistarlo. Ora contemplo questa pagina non più immacolata e avverto un impellente desiderio di riempire lo spazio vuoto, una smania di finitezza. Mi chiedo perché. Potrei lasciar perdere, smettere di scrivere, prendermi del tempo, pensare ad un’idea migliore e ricominciare da capo. Allora perché continuo? Non riesco a fermare le dita sulla tastiera. Perché mi avvolge, mi travolge questa pressione-oppressione che mi fa muovere come una marionetta tra le mani di un burattinaio? Chi manovra i fili? Sono improvvisamente affetta da una bulimia di pensieri vacui le parole si trasmettono in un flusso costante dalla testa alle mani senza battuta d’arresto scorrono e il suono dei tasti che affondano veloci e tornano su comincia a darmi ai nervi su giù su giù passi di soldati in marcia tac tac tac ballerini di tip tap è questo che mi viene in mente e non riesco a fermarmi sento solo il bisogno di dire dire dire qualcosa inserire un punto una virgola una parentesi interrompere quest’inconsistente andirivieni sarebbe un crimine non meno grave del separare due amanti durante l’amplesso ed io devo devo devo scrivere scrivere scrivere e colmare riempire il foglio colmare il vuoto penso a Lucio Fontana che i vuoti li ha creati buchi squarci spazi di infinito per essere e diventare mi dico perché ostinarsi a colmarli perché non lasciarli così come sono accettarli ma continuo a scrivere avanzo come un automa riempire riempire riempire a tutti i costi riempire righi con parole silenzi con opinioni spazi con oggetti persone con persone e vorrei riposare la testa le mani il cuore è pesante vorrei prendere una pausa deporre le armi lasciar andare consentirmi di cambiare imparare ad essere bozza abitare i punti vacanti non occuparli concedermi di esercitare la fatuità. Torno in me. Respiro. Rivendico il diritto di essere vuota.

Chiara Spalluto 
Chiara Spalluto nasce a San Pietro Vernotico nel 1991. Esploratrice emozionale ed emotiva, appassionata di teatro, dopo aver frequentato Talìa – Scuola d’arte drammatica e aver preso parte a laboratori e spettacoli teatrali, consegue il diploma in recitazione presso l’Ateneo del cinema di Roma. Si laurea in Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo all’Università del Salento dove intraprende l’attività di speaker radiofonica per Radio Wau. Attualmente studia Storia dell’arte e nel contempo sperimenta percorsi fatti di voci, immagini e parole.