Big big data

di Luigi Palazzo

Giunto alla fine dei suoi giorni, Gerardo Lamis si trovò al cospetto del Tribunale Supremo.
In un’aula buia da non capirsene la grandezza ed un faro che dall’alto lo illuminava come al centro di una scena, Gerardo Lamis si apprestava ad ascoltare i capi di imputazione, riposto su un sedile in legno intarsiato con stemmi araldici e foglie di acanto.
Dagli scranni alti almeno due metri, il Primo Giudicante esordì, sacerdotale:

«Lamis Gerardo, di anni 85; fu Lamis Bartolomeo e Russo Renata. Professore di lettere in pensione. Coniugato. Senza figli. L’iter per il decesso è in fase avanzata a causa di patologia neoplastica che, nel corso dell’istruttoria, il giudicante inquisitore ha stabilito essere incurabile. Conferma?»
«Si Vostro Onore. Un tumore al pancreas»
«Le sono state somministrate altre cure negli ultimi mesi?»
«No, vostro onore»
«Quando ha sospeso le cure?»
«Quando il giudice inquisitore ha chiuso l’istruttoria»
«Ne è sicuro?»
«Si…»

Il Primo Giudicante si accarezzò il becco.
«A questo punto, alla luce delle ultime dichiarazioni dell’imputato, dichiaro formalmente l’apertura di una inquisitoria supplementare. Signor Lamis, conferma quanto ha appena affermato? Signor Lamis ricordi di trovarsi al cospetto del Supremo Tribunale»
«Si Vostro Onore»
«Signor Lamis è al cospetto del Supremo Tribunale, a cui non si può mentire»
«Ma…»
«Ventinove giorni addietro, alle ore 18:47, risulta un accesso internet con ricerca di informazioni sugli effetti collaterali di un farmaco antitumorale!
»
«Confermo Vostro Onore, ma era per capire per quanto tempo si protraggano gli effetti collaterali…»
«Sta aggravando la già delicata posizione in cui si trova!»
«Posso assicurare che…»
«Da quanto risulta dal black box della sua auto, la mattina seguente si è recato in ospedale. Vuole negare anche questo?»
«No, Vostro Onore, non nego. Ma ci ho accompagnato mia moglie per una visita»
«Il sistema telematico di prenotazione delle visite mediche del sistema intramoenia non fornisce alcuna informazione circa una visita medica di sua moglie per quel giorno»
«È vero, Vostro Onore, ma la domenica precedente avevamo parlato con il medico specialista che la ha in cura… che ci aveva raccomandato di recarci da lui quel giorno… e ci aveva rassicurati che avremmo potuto effettuare il pagamento nei giorni successivi… sa come vanno queste cose…»
«Dai tabulati telefonici non risultano chiamate da e verso l’utenza dello specialista che ha in cura sua moglie»
«Lo avevamo incontrato nella piazza del paese, Vostro Onore»
«La piazza del paese!»

Il Collegio giudicante, il cancelliere e i gendarmi scoppiarono in una risata improvvisa e si poté scorgere nel Giudicante a latere quasi un accenno di tenerezza nel suo sguardo.
«Dalla scatola nera della sua auto non risultano spostamenti verso la piazza del paese in quella domenica – riprese ad ammonire il Primo Giudicante»
«Avevamo parcheggiato lontano dalla piazza per evitare problemi con il parcheggio»
«Sig. Lamis! Sempre dalla scatola nera, non risulta che lei sia particolarmente incline a parcheggiare la sua automobile lontano dal luogo di destinazione»
«Se il Collegio consente, potrei spiegare anche questo»
«Ne ha facoltà»
«Grazie Vostro Onore. In quei giorni non mi sentivo bene, probabilmente a causa del mio precario stato di salute, probabilmente per gli ultimi effetti collaterali della terapia antineoplastica. Oppure per entrambe le cose. Cominciavo ad essere consapevole che i miei giorni stessero finendo. E allora…»
«…»
«…e allora ho detto a mia moglie che volevo guardare. Guardare, non solo vedere di sfuggita, ma guardare. Guardare i suoi occhi, il paese, la natura come fosse la prima volta, soffermarmi su ogni particolare, non tralasciare nulla, perché sapevo e so che ogni istante può essere l’ultimo. Mi sia perdonata la divagazione esistenziale, ma sono un povero letterato che per tutta la vita ha ambito alla divagazione dalla trivialità dell’esistere. E così, in quell’occasione ho preferito parcheggiare l’auto a ridosso del centro storico, per goderne la bellezza»
«Signor Lamis, non sarebbe morto senza nostro consenso e senza nostro preavviso. E non sarebbe morto prima di questa udienza»
«Domando scusa al Collegio»
«In ogni caso, la ricostruzione risulta non verosimile. La mattina di ventotto giorni fa, prima di recarsi in ospedale, il sistema di geolocalizzazione del suo apparecchio di connessione e rintracciamento ha registrato la sua presenza nei pressi della farmacia comunale»
«Accanto c’è il panificio, Vostro Onore. Ero probabilmente al panificio»
«Però il suo apparecchio di connessione e rintracciamento è stato agganciato alla stessa cella telefonica in cui si trovava lo stesso apparecchio del farmacista, che è stato rilevato accanto al suo. Come lo spiega, signor Lamis?»
«Non saprei Vostro Onore. Sarà andato a comprare il pane!»

Al che si udì una nuova risata, stavolta fragorosa.
«Lei ha vissuto una vita da ingenuo e sta morendo da ingenuo, signor Lamis! – tuonò il Primo Giudicante – Dalle scorte della farmacia, esattamente ventotto giorni fa, è stato rilevato un ammanco di due confezioni di farmaci antitumorali per il pancreas. E, quanto al bisogno improvviso di comprare il pane, il farmacista in questione, come tanti, gode del servizio automatico di consegna beni alimentari collegato con la dispensa della sua abitazione»
«Ma se fossi stato io a prendere quei farmaci antitumorali, da qualche parte risulterebbe! Dovrebbe esserci una prescrizione medica per avere questi farmaci! – provò a difendersi l’imputato»
«L’ultima prescrizione dell’oncologo che la seguiva non era ancora scaduta e lei non aveva ancora acquistato le confezioni di farmaco che le erano state prescritte»
«Certo che non le ho acquistate, Vostro Onore. È sopraggiunto il Decreto del Giudicante inquisitore che concludeva l’istruttoria e stabiliva che il mio tumore è incurabile. E poi, dalla banca dati del Ministero o da qualche altra parte sarebbe risultata la registrazione della ricetta medica da parte del farmacista»
«Non risulta perché il terminale di quella farmacia in quei giorni ha funzionato a singhiozzo ed è altamente probabile che il farmacista abbia utilizzato il metodo di registrazione analogica delle ricette»
«E allora perché non disponete una perquisizione della farmacia e ne verificate i registri?»
La risposta, secca, giunse dalla voce nasale del cancelliere, seduto al margine sinistro della cattedra: «Perché non c’è nessun reato da perseguire, sig. Lamis e per eseguire una perquisizione è necessario che sia stato commesso un reato!»
«In ogni caso, sig. Lamis – riprese il Primo Giudice – nella valutazione complessiva del trattamento post mortem prenderemo in considerazione anche quest’ultimo episodio»

L’imputato si passò la mano destra, tremante, sulla fronte sudata come dopo una corsa a perdifiato per sfuggire a una belva feroce.
«Dichiaro conclusa la fase preliminare di identificazione ed inquisitoria supplementare. Cancelliere, proceda pure a leggere i capi di imputazione»

«Primo: Rei-te-ra-te violazioni del codice della circolazione in terra, cielo e mare. A partire dall’età di anni diciotto, l’imputato ha posto in essere le seguenti condotte: numero sette attraversamenti degli incroci semaforici con la luce rossa; numero ventitré attraversamenti pedonali della carreggiata al di fuori delle strisce pedonali; numero otto transiti in zona a traffico limitato; numero trentasei…
»

L’imputato cominciò ad entrare in uno stato catatonico.

«Secondo: Abusivo impossessamento ed utilizzo di materiale appartenente alla Nazione. Nel corso della carriera professionale, l’imputato ha sforato per numero tre-nta-se-tte! volte il limite di utilizzazione del materiale per l’insegnamento scolastico. In particolare: numero ottantatré superamenti dei limite di chilowatt giornaliero; numero settantadue prolungamenti dell’orario di lezione; numero dodici…
»

«Terzo: Tentato adulterio. All’età di quarantasette anni, l’imputato ha incrementato lo scambio, tramite dispositivo elettronico, di dati ed informazioni personali con soggetto di sesso femminile identificato nella cittadina Lorena Sentiasi. Dallo scambio dei suddetti dati e delle suddette informazioni sono scaturiti numero ven-ti-se-tte! incontri in luoghi pubblici della durata dai quattro ai novan-ta-tré minuti»

«Quarto: Plagio e condotta sleale. All’età di anni ventidue, l’imputato ha sostenuto un esame universitario accedendo abusivamente alle conoscenze del candidato sito alla sua destra nell’aula universitaria Xxxx dell’Istituto Xxxxxx, conoscenze acquisite tramite furtiva manovra di consultazione dell’elaborato altrui.

«Quinto:…
»

Il cancelliere proseguì senza sosta l’elenco.

«Ottantesimo sesto: Millanteria. All’età di anni cinquantaquattro, nel corso di una lezione agli studieri, nel rispondere al quesito numero 23 postogli dallo studiere Riccardi, ha comunicato informazioni che non rientravano nelle sue conoscenze, la cui inattendibilità è stata tempestivamente verificata dal suddetto studiere e segnalata alle competenti Autorità scolastiche»

Al termine del lungo elenco, il cancelliere dichiarò chiusa la seconda fase, introducendo il momento conclusivo del processo:
«Il Collegio Supremo si ritira per deliberare»
Passarono circa tre ore o tre giorni. Gerardo Lamis restò inchiodato sul sedile in legno, con gli occhi sbarrati e i gendarmi che ne scrutavano ogni gesto.
Di tanto in tanto, chinava il capo come in segno di resa, si accarezzava il mento, con la mano destra sfregava il dorso della sinistra e viceversa.
Il pensiero della moglie, sola in casa e che non avrebbe più rivisto, gli provocò un pianto singhiozzante che, per mal celato pudore, cercava invano di trattenere.
Per poco, al pianto si sostituì una flebile risata. Ma durò pochi respiri.
Poi riprese ad accarezzarsi il mento e le mani, finché i Giudicanti ed il cancelliere non rientrarono in aula da un non ben identificabile ingresso alle spalle degli scranni.
Si posizionarono in piedi davanti a lui, ma l’impressione era che fossero sopra di lui.
«L’imputato si prepari per il verdetto! – ammonì il cancelliere, che aveva il petto all’infuori e il mento all’insù come in attesa di ascoltare l’inno planetario»

Il Primo Giudicante lesse il dispositivo della sentenza.

«In nome del popolo sovrano, ai sensi del Decreto Eccezionale n. 00 del giorno z del febbraio 20**, visti gli articoli alfa @ g e gamma # $, per il sig. Gerardo Lamis, nato il 18 settembre ****, statuisce il seguente trattamento sanzionatorio:

1. Il decesso avverrà il giorno ***** alle ore ****** presso il Nosocomio ******* e comporterà la progressiva disattivazione delle funzioni biologiche nel tempo complessivo di minuti sessantacinque. Stante l’esito dell’inquisitoria supplementare, dal minuto diciannove si esaurirà l’effetto della morfina e dei trattamenti antidolorifici.

2. Per anni 2 verrà ricordato sui social network come un discreto docente dai suoi sostenitori e come un frustrato ciarlatano dai suoi detrattori. In particolare, i suoi detrattori metteranno in risalto il fallimento del progetto letterario sui poeti contadini, tacciandolo come un miserabile tentativo di appropriarsi delle braccia e del sudore della gente che ha lavorato nei campi, mentre egli si crogiolava nelle proprie letture.

3. Il giorno del suo decesso, un suo passato studiere pubblicherà sui social network un messaggio con una foto della classe e la seguente didascalia: A CAUSA TUA HO XSO 1 ANNO DI VITA…ADDIE’ VECCHIACCIO!!

4. Dall’inizio del terzo anno dalla sua morte, nessun social network conterrà alcun riferimento al sig. Gerardo Lamis.

5. Dopo 10 anni dalla sua morte, le banche dati avvieranno il processo di rimozione selettiva delle tracce di Gerardo Lamis, nel seguente ordine: infanzia, attività professionale, fotografie, operazioni bancarie, dati sanitari e giudiziari.

Così è deciso. 
L’udienza è tolta»

E così, cominciò il processo di t r a t t a m e n t o           post          m o   r  t      e m

di G   e r a r          d o        L      a                         m….

Luigi Palazzo 
Avvocato e docente a contratto in materie giuridiche, Luigi Palazzo ha firmato testi e regie teatrali. Ha pubblicato le raccolte di poesie “Non raccontarmi il cielo” (Manni, 2019) e “Bar Samarcanda” (Transeuropa, 2021).
Alcuni brani sono apparsi su La Repubblica e su blog letterari tra cui Atelier, Inverso, Il Visionario, L’Altrove, Leggere Poesia, Salento Poesia e sono stati tradotti in spagnolo a cura del Centro Cultural Tina Modotti.
Nel 2020 finalista al Premio Fabrizio De Andrè